La soluzione DIPHOTÉRINE® – Obiettivi e sfide della decontaminazione chimica
Il laboratorio PREVOR è specializzato nel rischio chimico.
La sua missione è duplice
- Aiutare le aziende a ridurre la frequenza degli incidenti,
- Sviluppare prodotti che possano ridurre al minimo le conseguenze del contatto accidentale con sostanze chimiche in caso di incidente.
È sulla base di questo duplice obiettivo che è stata intrapresa la ricerca per comprendere i meccanismi delle ustioni chimiche, migliorare le soluzioni di lavaggio esistenti (acqua, soluzione salina) e per proporre dei dispositivi di sicurezza per l’uso di emergenza, indipendentemente dalla superficie e dall’estensione dei tessuti colpiti nonché dalla natura e dalla concentrazione della sostanza chimica con cui è avvenuta la contaminazione.
Esistono oltre 25.000 sostanze chimiche{1} in grado di causare lesioni o ustioni oculari o cutanee dopo un contatto singolo o ripetuto, ad esempio gli acidi, le basi, gli ossidanti, gli agenti riducenti e i solventi.
Vantaggi e limiti del lavaggio con acqua
Dopo un contatto accidentale con sostanze chimiche, è necessario svestire la persona infortunata e lavare i tessuti colpiti il più rapidamente possibile. Il lavaggio con acqua ha rappresentato la prima soluzione utilizzata per la decontaminazione chimica e questo paradigma di intervento continua a essere seguito a causa di considerazioni di carattere pratico anziché scientifico, dovute al fatto che è versatile, atossica e facilmente disponibile. L’acqua permette, per effetto meccanico, di trascinare la sostanza chimica sulla superficie dei tessuti colpiti, indipendentemente dalla sua natura e concentrazione.
Tuttavia, il lavaggio con acqua ha i suoi limiti: non influisce sul potenziale irritante o corrosivo della sostanza chimica, non consente un ripristino rapido dello stato fisiologico (l’effetto di trascinamento della sostanza chimica è limitato alla superficie del tessuto e non agisce in profondità), l’acqua favorisce la penetrazione della sostanza chimica nel tessuto (professor Schrage) (pubblicazione di Schrage, Klin Monastbl Augenheilkd, 2004), per ottenere un risultato ottimale, è necessario intervenire in breve tempo (entro 10 secondi, in base alla norma ANSI) dal momento di contatto con la sostanza chimica. Ciononostante, l’efficacia è talvolta solo parziale, soprattutto sui corrosivi più potenti.
Osservazioni riguardanti gravi complicanze, cure e interventi chirurgici con disabilità permanente o addirittura esito fatale sono regolarmente riportati in letteratura{2},{3}.
Recentemente, alcuni studi sperimentali comparativi hanno dimostrato la possibilità di migliorare il lavaggio con acqua{4}.
Limiti da superare per aumentare le possibilità di essere salvati
Migliorare il lavaggio con acqua significa superarne i limiti al fine di aumentare le possibilità di salvataggio degli infortunati e di ridurre al minimo le complicanze.
Per farlo, la soluzione DIPHOTÉRINE®, contenente una molecola anfotera e chelante, è stata quindi introdotta in soluzione acquosa. La soluzione risultante ha lo scopo di prevenire il verificarsi dell’ustione chimica o di ridurne la gravità.
I miglioramenti apportati dalla soluzione DIPHOTÉRINE® alla decontaminazione chimica permettono
- di bloccare l’azione di sostanze irritanti e corrosive su occhi e pelle, grazie alle sue proprietà anfotere e chelanti,
- di bloccare la penetrazione della sostanza chimica all’interno dei tessuti e creare un flusso dall’interno all’esterno dei tessuti, grazie alla sua ipertonicità,
- di favorire un rapido ripristino del pH compreso tra 5,5 e 9 senza pericolo di ustioni, un tempo di intervento più lungo rispetto a quello con l’acqua, entro un minuto dal contatto con la sostanza chimica, e una maggiore garanzia di efficacia del lavaggio: le complicanze sono assenti, la necessità di cure secondarie è limitata o non sussiste e l’astensione dal lavoro è limitata o non necessaria.
La soluzione DIPHOTÉRINE® è stata classificata come dispositivo medico ai sensi della direttiva 93/42/CEE. Agisce sulla sostanza chimica per fermare o ridurre al minimo lo sviluppo dell’ustione chimica. Appartiene alla classe IIa perché può essere usata sulla pelle lesionata (dr. Maurizio Cavallini) (pubblicazioni: Cavallini, Annals of Burns and Fire disasters, 2004, vol. XVII-2, 84-87 e Cavallini, European Journal of Anaesthesiology, 2004, 21, 389-392). Siccome la soluzione DIPHOTÉRINE® non influisce sull’organismo umano e la sua azione non avviene per via farmacologica o immunologica né attraverso il metabolismo, non è classificata come medicinale.
Analisi dei dati scientifici
L’analisi dei dati clinici e sperimentali sulla decontaminazione con la soluzione DIPHOTÉRINE® si basa su tre livelli di evidenza scientifica.
Dati clinici convergenti
Nonostante le difficoltà di condurre studi sul primo soccorso in ambito lavorativo e le inevitabili limitazioni nell’interpretazione dei risultati, molti dati raccolti sugli essere umani forniscono alcuni elementi convergenti.
Sono state riportate dalle aziende numerose testimonianze sull’uso della soluzione DIPHOTÉRINE® (dr. Alan Hall) (pubblicazione: Hall Vet Hum Toxicol, 2002, 44, 4, 228-231). Generalmente trasmesse dal medico del lavoro delle aziende, possono essere oggetto di critiche se analizzate singolarmente, ad esempio per problemi di metodologia o di interpretazione, ma considerando le testimonianze nel loro complesso, riguardanti centinaia di casi di utilizzo della soluzione DIPHOTÉRINE®, la coerenza dell’insieme permette di giungere ad alcune considerazioni relative alla sua efficacia:
- assenza di effetti negativi,
- riduzione della sensazione di dolore,
- assenza di complicanze,
- necessità di cure secondarie limitata o assente,
- astensione dal lavoro limitata o non necessaria.
L’Istituto nazionale francese per la ricerca e la sicurezza (INRS) ha voluto verificare in modo indipendente l’efficacia dei vari metodi di decontaminazione a seguito di contatto con sostanze chimiche, tra cui la soluzione DIPHOTÉRINE®. A tal fine, è stata svolta in Francia una ricerca con l’aiuto dei medici del lavoro di numerose aziende (pubblicazione: Falcy, DMT 53, 1° trimestre 1993). Questo studio ha inizialmente coinvolto 73 aziende e ha riguardato oltre 60 incidenti. Questo studio mostra l’azione della soluzione DIPHOTÉRINE® su un campione di varie sostanze. Se usata secondo il protocollo raccomandato, la soluzione DIPHOTÉRINE® è sempre efficace almeno quanto l’acqua. La continuazione di questa ricerca (pubblicazione: Falcy, DMT 70, 2° trimestre 1997) ha mostrato che i risultati sembrano superiori sulle basi concentrate per un totale di 145 casi studiati di contatti con sostanze chimiche. Ciò è stato confermato dallo studio di Martinswerk (pubblicazione: Hall Vet Hum Toxicol 2002, 44, 4, 228-231), che ha confermato l’efficacia del lavaggio con la soluzione DIPHOTÉRINE® sulle basi, in termini di efficienza e sicurezza del lavaggio, nonostante le serie statistiche limitate.
Soluzione di lavaggio | Soluzione DIPHOTÉRINE® | Acido acetico | Acqua |
Nessuna cura secondaria | 100 % +/- 15 | 0 % +/- 15 | 0 % +/- 15 |
Cure secondarie semplici | 0 % +/- 15 | 80 % +/- 15 | 25 % +/- 15 |
Cure mediche secondarie | 0 % +/- 15 | 20 % +/- 15 | 75 % +/- 15 |
Numero di giorni di assenza dal lavoro | 0.18 +/- 0.4 | 2.91 +/- 4.3 | 8 +/- 8.12 |
I casi isolati possono anch’essi essere molto significativi. Se analizziamo 2 casi di contatto accidentale con acido solforico concentrato su ampie aree cutanee in concentrazione equivalente (95%): in un caso il lavaggio con acqua ha causato complicanze funzionali e 6 mesi e mezzo di congedo per malattia mentre, nell’altro caso, il lavaggio effettuato con la soluzione DIPHOTÉRINE® non ha portato ad alcuna complicanza né alcun congedo per malattia.
Dati sperimentali in vivo che confermano i risultati clinici
Nel momento in cui si forma un’ustione chimica, il suo sviluppo è condizionato da due fenomeni:
- fase di detersione (infiammazione, distruzione), che è amplificata in caso di ustioni chimiche,
- fase di riparazione (cicatrizzazione), che è ridotta.
Alcuni studi sperimentali in vivo hanno confermato che, se viene arrestato lo sviluppo dell’ustione chimica, la riparazione dei tessuti danneggiati avviene in condizioni migliori.
Il dottor Cavallini (pubblicazione: Cavallini, European Journal of Anaesthesiology, 2004, 21, 389-392) ha confrontato l’efficacia del lavaggio con la soluzione DIPHOTÉRINE® al lavaggio con soluzione fisiologica su un’ustione cutanea causata da acido cloridrico concentrato nei ratti. La soluzione DIPHOTÉRINE® blocca l’evoluzione dell’ustione chimica e ciò comporta:
- una migliore riparazione dei tessuti (dimensioni della lesione a distanza di 7 giorni: 4 mm con la soluzione DIPHOTÉRINE®, rispetto a 6 mm con la soluzione salina), cfr. anche un’altra pubblicazione dello stesso autore (Annals of Burns and Fire Disasters, vol. XVII, 2004)
- una diminuzione significativa della sensazione di dolore (sostanza P nelle prime 48 ore: p < 0,05; beta-endorfina dopo 7 giorni: p <0,05),
- una diminuzione dell’infiammazione (interleuchina 6 a distanza di 48 ore: p <0,01; a distanza di 7 giorni: p <0,05).
Il dottor Gérard ha analizzato un’ustione oculare causata da soluzione di ammoniaca al 15,3% nei conigli (studio J Fr Ophthalmol 1999;22, 10, 1047-1053). Questo studio ha permesso innanzitutto di capire il meccanismo delle ustioni causate dall’ammoniaca e di evidenziare la gravità di una gestione tardiva di tali ustioni. Questo modello sperimentale di ustione è stato poi testato per confrontare l’efficacia della soluzione DIPHOTÉRINE® rispetto a una soluzione salina (pubblicazione: Gérard, J Fr Ophthalmol, 2000, 23, 5, 449-458).
Il lavaggio con la soluzione DIPHOTÉRINE® porta:
- all’assenza di edemi stromali, osservabili a seguito di un lavaggio con soluzione salina o senza lavaggio,
- a un’inflessione del pH, non osservabile a seguito di un lavaggio con soluzione salina o senza lavaggio.
La presenza di un edema stromale, come risultato dell’infiammazione dovuta all’ustione e all’effetto ipotonico del lavaggio, è nota come un fattore aggravante a seguito di ustioni chimiche{5}.
Dati sperimentali ex vivo/in vitro in grado di spiegare i risultati clinici
Questi studi hanno permesso di capire e confermare i risultati clinici ottenuti. Il professor Schrage (pubblicazione: Klin Monatsbl Augenheilkd, 2004) confronta l’efficacia di varie soluzioni di lavaggio utilizzando semplicemente 5 ml di soda o acido cloridrico 0,5 M e dimostrando il limite chimico dell’acqua sulle sostanze corrosive. Nonostante l’aggiunta di una quantità d’acqua 50 volte maggiore rispetto alla quantità di soda o acido cloridrico che ha causato la contaminazione, l’acqua non ha riportato il pH a valori fisiologici.
Sostanza | Aggiunta di acqua (250 ml) | Aggiunta di soluzione DIPHOTÉRINE® (soluzione PREVIN) (100 ml) |
Soda 0,5 M | 11.8 | <9 |
Acido cloridrico 0,5 M | 2 | 6.3 |
Equilibrio fisiologico (assenza di ustioni): 5,5 < pH < 9
Un esperimento su occhi di maiale enucleati ha permesso di misurare l’effetto del lavaggio sull’andamento del pH intraoculare a seguito di un lavaggio più o meno precoce: solo un lavaggio con la soluzione DIPHOTÉRINE® permette un miglioramento del pH intraoculare, anche se il lavaggio inizia tardi.
Nello medesimo studio, viene mostrato il limite fisico del lavaggio con acqua sulle colture di fibroblasti. L’acqua è ipotonica. Quando avviene un’ustione chimica, la pressione osmotica della cornea aumenta fino a 1.280 mOsmol/kg. Il lavaggio con una soluzione ipotonica (come l’acqua) può comportare uno shock osmotico e una citolisi cellulare (distruzione delle cellule a seguito del rigonfiamento). Vedi anche la seguente pubblicazione (pubblicazione: Kompa, Graefe’s Arch Clin Exp Ophthalmol, 2002) sull’effetto diretto dell’osmolarità della soluzione di lavaggio sull’osmolarità della cornea.
La seguente tabella chiarirà definitivamente i vantaggi dell’uso della soluzione DIPHOTÉRINE® (*)
ACQUA | Soluzione DIPHOTÉRINE® | ||
Vantaggi | Limiti | Vantaggi | Limiti |
Trascinamento in superficie | Trascinamento in superficie | ||
Diluizione | Diluizione | ||
Polivalente | Polivalente | Efficacia teorica dimostrata sulle principali famiglie chimiche. Da verificare caso per caso a seconda delle sostanze specifiche | |
Ipotonico, Favorisce la penetrazione di una parte della sostanza chimica nei tessuti, specialmente negli occhi |
Ipertonico Blocca la penetrazione della sostanza chimica, crea un flusso dall’interno all’esterno dei tessuti |
||
Nessuna azione sulla sostanza chimica,
Sviluppo dell’ustione chimica |
Azione “neutralizzante” sul potenziale irritante o corrosivo della sostanza chimica,
Arresta lo sviluppo dell’ustione |
||
Anfotero Permette un rapido ripristino del pH fisiologico |
|||
Tempo di risposta: primi 10 secondi | Tempo di risposta: un minuto | ||
Possibilità di complicanze funzionali significative, o addirittura fatali | Riduce o evita le complicanze
Prevenzione delle ustioni chimiche |
||
Trattamenti in alcuni casi lunghi e complessi, con chirurgia ricostruttiva | Riduce o evita i trattamenti
Prevenzione delle ustioni chimiche |
È comunque raccomandabile consultare un medico | |
Riduce le assenze dal lavoro | |||
Atossico | Atossico, sterile | Data di scadenza da rispettare |
L’ultimo studio pubblicato recentemente dal dr. Merle (Burns 31 (2005) 205-211) mostra i vantaggi dell’uso della soluzione DIPHOTÉRINE® nelle prime ore che seguono l’incidente. Lo studio confronta la differenza tra il lavaggio effettuato con la soluzione DIPHOTÉRINE® e il lavaggio con acqua prima del trattamento di base delle ustioni chimiche per gradi di ustione equivalenti. Questo studio mostra una riduzione significativa del tempo di riepitelizzazione oculare:
Tempo di riepitelizzazione in giorni | soluzione DIPHOTÉRINE® |
Soluzione salina | Valore di p |
Grado I | 1.9 +/- 1 | 11.1 +/- 1.4 | p <10-7 |
Grado I | 5.6 +/- 4.9 | 10 +/- 9.2 | p <0.02 |
Grado III | 20 +/- 14.1 | 45.2 +/- 23 | 0.21 NS |
Nessun caso di grado IV a livello oculare con la soluzione DIPHOTÉRINE®
Il dottor Max Gérard ha segnalato un caso di ustione chimica oculare grave (grado IV) che mostra l’importanza di un lavaggio tardivo con la soluzione DIPHOTÉRINE® e descrive il trattamento secondario associato, volto principalmente a ridurre l’infiammazione, l’infezione e il dolore. In questo caso non è stato necessario alcun intervento chirurgico.
In sintesi
Il lavaggio di emergenza con acqua è stato un primo e decisivo passo nella decontaminazione a seguito di contatto accidentale con sostanze chimiche. Il lavaggio con acqua ha tuttavia i suoi limiti, che siamo riusciti a superare con la soluzione DIPHOTÉRINE®.
La soluzione DIPHOTÉRINE® può essere utilizzata seguendo due protocolli:
- in caso di emergenza, in azienda, sul luogo dell’incidente, entro un minuto dal momento di contatto con la sostanza chimica, oppure
- in caso di uso tardivo, durante le cure ospedaliere o pre-ospedaliere, la soluzione DIPHOTÉRINE® arresta lo sviluppo dell’ustione chimica e permette il rapido ripristino di uno stato fisiologico tale da consentire lo svolgimento in condizioni ottimali di cure adatte alla gravità dell’ustione.
Se la sostanza è corrosiva, o se si corre il rischio di un ritardo dei soccorsi nei primi secondi, i protocolli che prevedono l’uso dell’acqua rappresentano una perdita di possibilità rispetto ai protocolli che prevedono l’uso della soluzione DIPHOTÉRINE®.
(*) Maggiori informazioni sulla soluzione Diphotérine®
La soluzione DIPHOTÉRINE® contiene una molecola attiva che permette di eliminare rapidamente le sostanze chimiche.
La sua efficacia è stata dimostrata su più di 1.000 sostanze appartenenti alla maggior parte delle famiglie chimiche.
La soluzione DIPHOTÉRINE®, grazie alle sue caratteristiche anfotere, non può mai essere pericolosa.
La soluzione DIPHOTÉRINE®, se non è chimicamente attiva su un composto, ha comunque un’efficacia di lavaggio superiore rispetto ad una soluzione isotonica, tanto più rispetto all’acqua.
Per quanto riguarda le nuove sostanze, l’efficacia dovrà essere valutata in caso di dubbio.
Siamo a vostra disposizione per questa valutazione.
1Liao CC, Rossignol AM Landmarks in burn prevention. Burns 2000 ; 26 : 422-434
2 Sykes RA, Mani MM, Hiebert JH Chemical burns : retrospective review. J Burn Care Rehabil 1986 ; 7 : 343-347
3 Bromberg BE, Song IC, Walden RH : Hydrotherapy of chemical burns. Plastic Reconstr Surg 1965 ; 35 : 85-95
4 Andrews K, Mowlavi A, Milner S The treatment of alkaline burns of the skin by neutralization. Plastic Reconstr Surg 2003 ; 111 : 1918-1921
5 Kubota M, Fagerholm P. Corneal alkali burn in the rabbit. Water-balance, healing and transparency. Acta Ophthalmol Scand 1991 ; 69 : 635-640
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